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               “… sarebbe facile
                il dimostrare che è una buona cosa andare a messa
                ed aspettare ogni bene dalla divina provvidenza, poiché l'uomo
                che crede nell'efficacia della preghiera è sempre
                superiore all'idiota che nulla desidera, nulla spera
                e nulla teme. Ne segue da ciò che noi
                dovremmo metterci a predicare alla gente di andare in chiesa
                e sperare in Dio? La questione è tutt'altra.   Si tratta di cercare qual'è il
                mezzo più efficace di resistenza
                popolare,   qual'è  la via che, mentre
                soddisfa ai bisogni del momento,   conduce più direttamente
                ai destini futuri dell'umanità,   qual'è  il modo più utile
                d'impiegare le forze socialiste. Non  è vero che senza
                il parlamento mancano i mezzi per far pressione
                sul Governo e metter freno ai suoi
                eccessi.”   Errico Malatesta
            * BABY GANG
              E PROSSIME ELEZIONI POLITICHE FRA IL
                VOLTO “CATTIVO” DEL POTERE
                E LA FACCIA “BUONA” DEL
            PROGRESSISMO.
 OVVERO
                COME LE REALI MOTIVAZIONI DEGLI ACCADIMENTI
                SOCIALI NON VENGONO MAI SPIEGATE E
                QUINDI RIMOSSE. "Non
                  dico che le baby gang siano terroristi,
                  ma usano metodiche di carattere terroristico:
                  quella di colpire perché si è casualmente
                  in un posto.
 Abbiamo
                  un'assimilazione di metodiche tipiche
                  di altre attività criminali.
                  C'è una violenza nichilista
                  che non ha alcun rispetto per il
                  valore della vita, ed è ancora
                  più drammatico se impatta
                  con dei giovanissimi".(1) Così  il ministro
              degli interni Marco Minniti al termine
              del vertice in Prefettura a Napoli, in
              occasione del Comitato per l'ordine pubblico
              e la sicurezza seguito degli gravi incidenti
              di Napoli dovuti ad episodi legati alle
            cosi dette baby gang. Anche se con fraseologia
              gesuitica, affermare che le Baby Gang
              sono un fenomeno terrorista, significa
              voler spostare l’attenzione unicamente
              sul terreno della presunta devianza e
              della necessaria e conseguente repressione
              senza porsi alcun problema su come e
              dove un tale fenomeno può nascere
              e svilupparsi.  Dal lato opposto il
              neo candidato indipendente nelle liste
              del PD alle prossime elezioni politiche
              di Marzo, il pediatra Paolo Siani, fratello
              del più noto Giancarlo Siani,
              giornalista del Mattino ucciso nel 1985
              da due sicari della camorra per le sue
              indagini giornalistiche sul fronte della
              commistione tra criminalità organizzata
              e politica locale, a proposito delle
              baby gang afferma:  “Interrogarsi
                  oggi con molta veemenza su questo
                  fenomeno come se fosse nuovo fa solo
                  ridere, anzi è vecchio ed è ben
                  conosciuto. E non si può  sconfiggere
                  solo con la repressione: per ogni
                  baby criminale che arrestiamo ce
                  ne sono cinquanta che escono”.
            (2) E ricordando che poco
              o nulla è stato fatto, a distanza
              di 32 anni, nei confronti di un altrettanto
              fenomeno denunciato ed indagato dal fratello,
              come quello dei “muschilli”, (quei
              giovanissimi usati dalla camorra per
              consegnare eroina non imputabili
              proprio per la loro giovane età),
              il neo candidato continua la sua intervista
              riportando alcuni dati significativi
            della realtà  campana.   Dei 53.000 bambini
              per anno che nascono in Campania il 34,5%
              nasce da madri con un numero di anni
              di istruzione inferiore o uguale a 8.
              Il 62,8% di queste madri non è  occupata
              e il 17,4% dei padri non è occupato.
              Già nel secondo anno delle scuole
              elementari i bambini del Mezzogiorno
              sono in ritardo nell'acquisizione di
              conoscenze e competenze linguistiche
              e matematiche rispetto ai loro coetanei
              del Nord.  A Napoli ci sono pochi
              Asili Nido e pochi bambini negli Asili
              Nido: a fronte del 33% di posti autorizzati
              per 100 bambini con meno di 3 anni, indicati
              come soglie minime dalla UE, ed una media
              italiana del 20,8%, in Campania sono
              autorizzati solo il 6,4%.   I Consultori delle
              Aziende sanitarie sono allo stremo per
              numero e per personale, ridotti ad ambulatori
              in cui la promozione della salute, cardine
              della loro nascita, è del tutto
              marginale.   I servizi sociali,
              tranne che nelle aree urbane più grandi,
              sono inesistenti.    A fronte di un tale
              quadro ed in relazione alle politiche
              sociali necessarie per arginare e sconfiggere
              lo sviluppo delle baby gang, Paolo Siani,
              afferma che sarebbe necessario pensare
              ad investimenti di lunga durata con risorse
              certe che tengano conto principalmente
              dei bisogni essenziali delle famiglie
              e dei bambini.  Utilizzare politiche
              di contrasto alla povertà e politiche
              di prevenzione che non dovrebbero prescindere
              dal dialogo e dalla messa in collegamento
              dei vari servizi e dei diversi ambiti
              di intervento, dal sociale, al sanitario,
              compreso i servizi educativi scolastici.   Sostenere e accompagnare
              i genitori ed in generale i nuclei familiari
              con percorsi che coinvolgano tutti i
              servizi territoriali in rete, dai consultori
              passando poi per l'ospedale, per il pediatra
              di famiglia, fino ad arrivare alla scuola
              e ai servizi.   Avvicinarsi alle famiglie
              e prevedere forme di intervento domiciliare
              di carattere sanitario ed educativo,
              coinvolgendo non solo gli operatori sociali
              ma anche quelli del sistema sanitario
              come il pediatra, l'ostetrica, ecc. .(3)  Di fronte a tali propositi
              ed a tali argomentazioni, sulle quali
              non possiamo che essere astrattamente
              in accordo, la domanda che ci viene da
              porre al neo candidato Paolo Siani, è:
              ma perché e per quale ragione
              in precedenza, anche con compagini governative
              dichiaratamente di centro sinistra, tutto
              ciò non sia avvenuto e non avviene? E’  solo cercando
              di dare una risposta a tale quesito che
              si può avere una possibilità reale
              di comprensione di tali fenomeni indicando
              poi le strade effettive del loro superamento. Solo superando e affrancandosi
              da quei processi economici e sociali
              che, divaricando oltre modo il tessuto
              sociale, inasprendo le diseguaglianze
              economiche, sociali, generazionali e
              di genere, determinano processi di imbarbarimento
              delle e nelle relazioni umane e sociali,
              all’interno delle quali un aspetto
              ancor più tragico è   la
              criminalità giovanile e le giovani
              bande di adolescenti.  Pensare di presentarsi
              come candidato alle elezioni politiche
              con un siffatto programma politico è risibile Forse sarebbe il caso
              di prendere sul serio i consigli, non
              di convinti astensionisti quali siamo,
              ma di un moderato dichiarato, oltre che
              facente parte del mainstream giornalistico
              come Antonio Polito, vicedirettore del
              Corriere della Sera, il quale, in un
              suo editoriale a seguito della candidatura
              di Paolo Siani afferma:  “Caro
                  Siani, l’avverto, in Parlamento
                  si sentirà solo. I capi non
                  ci mettono mai piede, i loro sergenti
                  pensano solo a compiacerli e ad evitare
                  problemi, e i peones a farsi i fatti
            propri.   Le sfreccerà davanti
                  Piero De Luca, inseguito da uno stuolo
                  di clientes e da un vago odore di
                  frittura di pesce e allora capirà dove
                  risiede veramente il potere, come
                  e perché si va in Parlamento”.(4)   La realtà economica
              sociale e politica purtroppo è un’ altra
              cosa dalla finta disputa parlamentare
              e dalla finzione democratica del suffragio
            elettorale.  Una politica economica
              e sociale che redistribuisca sul territorio
              e sui territori maggiormente disagiati
              maggiori risorse è un controsenso
              all’interno di questo mondo economico
              e sociale che chiamiamo capitalismo.   In una società in
              cui gli interessi prioritari non sono
              affatto i “bisogni
              essenziali delle famiglie e dei bambini”, (5) ma
              il profitto individuale ed in cui i valori
              fondanti che determinano morale, costume
              e quindi prassi individuali e sociali
              sono all’insegna della competizione,
              a tutti i livelli; una società che
              attraverso l’ineguale sviluppo
              economico e sociale privilegia territori
              a scapito di altri, anch’essi fra
              loro in competizione, dove la possibilità o
              meno di una buona o cattiva sopravvivenza è  legata
              alla appartenenza di classe e di censo,
              una società dove la mobilità sociale è solo
              verso il basso, una società  in
              cui la solidarietà e l’uguaglianza
              non sono valori praticati quotidianamente,
              ma banditi e relegati esclusivamente
              ai buoni propositi ed alla pratica caritatevole
              domenicale, non può che perpetuare
              ed ingigantire le diseguaglianze sociali
              ed aumentare le presunte devianze, giovanili
              o meno.  Per chi, come noi,
              ha veramente a cuore le condizioni di
              salute e dignità delle classi
              meno abbienti, è chiaro cosa fare
              in questa fase politica.  Lavoriamo per costruire
              forti movimenti di lotta e di rivendicazioni
              capaci di ribaltare lo stato delle cose
              presenti, modificare gli attuali rapporti
              di forza fra una classe sempre più ristretta
              e ricca ed una maggioranza sempre più ampia
              e povera, cercando di determinare una
              vera e propria onda d’urto capace
              di spostare enormi somme ed enormi interessi
              a favore delle nostra classe e dei settori
              sempre più  marginalizzati ed
              impoveriti . Il neo candidato del
              PD a Napoli, purtroppo è in buona
              compagnia in questa deriva utopistica
              e storicamente perdente.  Proprio da quella stessa
              terra è nata l’ipotesi che
              vede partiti ed ambiti politici più radicali
              ripercorrere, attraverso il cartello
              elettorale “Potere al popolo” la
              strada elettorale, nella convinzione
              di poter pesare nel proseguo dello scontro
              politico e sociale.  Ciò  che realmente
              occorre è far diventare senso
              comune la necessità del superamento
              di questo mondo e di questa struttura
              economico sociale che chiamiamo capitalismo. La proprietà privata
              dei mezzi di produzione e la costante
              ricerca del massimo profitto è in
              contraddizione con il carattere sociale
              della produzione.  Poiché  ogni
              gruppo o impresa capitalista ha l’unico
              scopo di acquisire per se i mercati di
              altri la tendenza  è sempre orientata
              verso un maggior sfruttamento dei propri
              lavoratori per produrre di più e
              più  velocemente e a costi inferiori.  Ciò  comporta
              lo sviluppo caotico della produzione
              ed il manifestarsi delle crisi economiche
              di carattere ciclico, come l‘attuale. Questa crisi economica,
              niente affatto superata, è una
              classica crisi di sovrapproduzione e
              le presunte ricette che ci dovevano portare
              fuori da questa situazione hanno causato
              e stanno causando ulteriore disoccupazione,
              miseria, violenza, compreso maggiori
              rischi di una nuova guerra guerreggiata. Ma l’unico modo
              che questa struttura economica e sociale
              conosce per uscire dalle proprie crisi
              economiche è l’aumento del
              grado di sfruttamento e deprezzamento
              del capitale.  Ciò  si traduce
              in una crescente contraddizione tra lo
              sviluppo della capacità produttiva
              da un lato, mai in armonia con i bisogni
              reali della società e la relativa
              diminuzione del potere di acquisto delle
              masse lavorative dall’altro. Tale processo risulta
              oggettivo e il suo sviluppo avviene al
              di fuori della volontà della stessa
              classe dirigente capitalista, senza
              che tutto ciò dipenda minimamente
              dalla volontà del singolo capitalista. In sostanza non dipende
              dalle singole volontà padronali,
              dalla più o meno lungimiranza
              dei ceti dirigenti o dei governi periodicamente
              preposti all’amministrazione pubblica,
              tanto meno dal singolo lavoratore, singolo
              dirigente politico o sindacale, singolo
              deputato della Repubblica.  Non c’è bisogno
              di uomini nuovi, né di dispensatori
              e promotori di futuribili politiche redistributive,
              ma di nuovi rapporti di forza favorevoli
              ai lavoratori, unico strumento capace
              di rompere e contrastare il determinismo
              del sistema economico. Solo una nuova e convinta
              consapevolezza della transitorietà dell’attuale
              sistema economico e sociale e la prospettiva
              di un mondo diverso e migliore può rappresentare
              una bussola per definire oggi una prassi
              di reale resistenza alla vera e propria
              guerra che si sta scatenando in tutto
              il mondo contro i lavoratori e le nuove
              generazioni e in futuro di sviluppo maggiore
              dei diritti al fine di un completo soddisfacimento
              dei bisogni delle classi meno abbienti.  Per noi, tutto questo
              rappresenta ancora la necessità e
              la ragionevolezza di una prospettiva
              politica, sociale ed umana comunista
              e libertaria. Cristiano Valente  22/01/2018 * Anarchismo
            e democrazia:    soluzione
                  anarchica e soluzione democratica
                  del problema della libertà in
                una società socialista.  Errico Malatesta e Francesco
                Saverio Merlino Note:
 
              
                dichiarazione Ministro Minniti
                    al Comitato per l’ordine
                    pubblico e la sicurezza svolto
                    nella prefettura di Napoli il 15/01/2018.
                www.huffingtonpost.it  Intervista
                    a Paolo Siani sulle baby gang di
                    Napoli. "I
                    mille giorni dei bambini".  
                Idem
                Editoriale Antoni Polito
                    Corriere della Sera/ Corriere del
                    l Mezzogiorno. “  	Caro
                    Siani in Parlamento si sentirà solo.
                    A me è    Successo”  5. Intervista a Paolo Siani
                cit.    
  
  
  
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